La Giunta e i Consiglieri regionali rispettino e facciano rispettare le norme nazionali e comunitarie a difesa dello straordinario patrimonio di biodiversità di cui l’Umbria è custode e non proprietaria
Unico parere contrario al calendario venatorio 2016/2017 è stato quello espresso da Legambiente Umbria in occasione dell’audizione della III Commissione consiliare, presieduta da Attilio Solinas, che si è tenuta martedì 24 maggio.
“Abbiamo ribadito, come facciamo da anni, la nostra netta contrarietà all’approvazione di atti pubblici che presentino palesi e reiterati profili di illegittimità – dichiara Alessandra Paciotto, presidente di Legambiente Umbria – ma la platea si è confermata sorda e disinteressata visto il rilascio del parere favorevole della III Commissione consiliare, con la sola astensione di Maria Grazia Carbonari-M5s, al calendario venatorio per la stagione 2016-2017″.
“L’Assessore, i Consiglieri regionali e le Associazioni venatorie – continua la responsabile dell’associazione ambientalista – sanno molto bene e da tempo che la direttiva 2009/147/CE “Uccelli” e la legge nazionale di recepimento, la legge 157/92, obbliga gli Stati membri a rispettare il divieto assoluto di caccia agli uccelli migratori sin dall’avvio della migrazione prenuziale. In barba alla norma nazionale la Regione Umbria si accinge, ancora una volta, ad approvare un calendario venatorio fuorilegge. La Commissione europea ha già aperto contro l’Italia il caso EU PILOT 6955/14/ENVI Calendari venatori, premessa all’apertura di una procedura d’infrazione, in cui, tra i diversi punti contestati, si evidenzia il mancato rispetto del documento “Key Concepts” da parte delle regioni, Umbria compresa. Approvare adesso il nuovo calendario venatorio con i medesimi punti contestati dalla UE significa l’automatica apertura della procedura d’infrazione contro lo Stato italiano che, a sua volta, si rivarrà gli oneri finanziari derivanti dalla sentenza di condanna della Corte di Giustizia europea sulla Regione Umbria e, quindi, sulle tasche di tutti i cittadini umbri. Le sanzioni dal 2003 ad oggi sono già costate al nostro Paese oltre 183 milioni di euro.”
“La Giunta e i Consiglieri regionali – conclude Alessandra Paciotto – rispettino e facciano rispettare le norme nazionali e comunitarie a difesa dello straordinario patrimonio di biodiversità di cui l’Umbria è custode e non proprietaria, invece di svendere, illecitamente e con dolo, questo patrimonio.”
Le norme vigenti – La legge 157 dell’11 febbraio 1992, norma la protezione della fauna selvatica omeoterma e la regolamentazione del prelievo venatorio, ha recepito integralmente la direttiva 2009/147/CE, cosiddetta Uccelli, che riguarda la salvaguardia degli uccelli selvatici. Tra i punti cardine della tutela la legge italiana prevede, all’articolo 18, comma 1bis, che gli uccelli selvatici non possano essere cacciati durante la stagione riproduttiva e di dipendenza dai giovani dai genitori e, per le specie migratrici, durante il ritorno ai luoghi di nidificazione, sin dal suo inizio (migrazione prenuziale). Questi principi sono motivati da evidenti ragioni biologiche e di conservazione delle specie. Al fine di definire esattamente i periodi di divieto assoluto di caccia gli Stati membri e la Commissione hanno redatto, sulla base delle migliori conoscenza scientifiche, il documento “Key Concepts”, adottato dalla Commissione europea nel 2001 e rivisitato nel 2009, che stabilisce, specie per specie e paese per paese, le date (in decadi) di inizio e durata della riproduzione (fino alla conclusione del periodo di dipendenza dei giovani dagli adulti) e di inizio della migrazione prenuziale. Questo documento, legalmente vincolante per l’Italia, dà indicazioni chiare e nette per le tre specie migratrici di particolare interesse venatorio, Tordo bottaccio, Cesena e Beccaccia: il termine per la chiusura della caccia è il 10 gennaio. C’è poi un altro documento di riferimento, redatto dall’Autorità scientifica nazionale, l’ISPRA, trasmesso a tutte le Regioni, Umbria compresa, nell’agosto del 2010, per consentire la corretta definizione dei calendari venatori nel rispetto della tutela dell’avifauna imposta dalla direttiva comunitaria e dalla legge nazionale: la Guida per la stesura dei calendari venatori che fornisce indicazioni puntuali circa i tempi di caccia autorizzabili per le diverse specie e che per la specie beccaccia indica il 31 dicembre la data di chiusura della caccia.
Richiesta delle regioni Toscana, Umbria, Puglia, Liguria, Calabria e Sardegna – Sei regioni italiane, tra cui l’Umbria, hanno fornito al Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare loro documentazione finalizzata a ridiscutere la decade di inizio della migrazione prenuziale di Tordo bottaccio, Cesena e Beccaccia, rispetto a quanto oggi stabilito dal documento “Key Concepts”, per poter così posticipare la chiusura della caccia a queste tre specie migratrici. Il documento “Key Concepts” infatti è revisionabile periodicamente sulla base di nuove e solide conoscenze scientifiche. Il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare ha quindi chiesto ad ISPRA di produrre una puntuale istruttoria per la “VALUTAZIONE TECNICO-SCIENTIFICA DEGLI STUDI PRODOTTI DALLE REGIONI SULLA FENOLOGIA DI MIGRAZIONE DELL’AVIFAUNA DI INTERESSE VENATORIO AL FINE DI UN EVENTUALE AGGIORNAMENTO DEL DOCUMENTO “KEY CONCEPTS”. L’istruttoria, già trasmessa a tutte le Regioni, ha concluso che: “…. i dati prodotti dalle regioni non hanno fornito elementi utili per verificare con la dovuta precisione la data di inizio migrazione per le tre specie target, quindi per un eventuale aggiornamento del documento “Key Concepts”. Inoltre ha ribadito che: “i dati forniti dalle regioni e valutati in questa istruttoria non permettano di prevedere date scaglionate a livello regionale e quindi la possibilità da parte di alcune regioni (tra cui l’Umbria, ndr) di adottare calendari venatori con tempi di caccia differenti rispetto a quelli indicati nel documento “Key Concepts” per le specie Tordo bottaccio, Cesena e Beccaccia”.
*nella foto il Tordo Bottaccio