Una proposta vecchia che non porta vantaggi all’economia umbra.
La Regione dovrebbe pensare a come implementare una politica seria di differenziata, riciclo e acquisti verdi, per promuovere e sviluppare le imprese che investono in sostenibilità!
Ci viene in mente la celebre frase di Albert Einstein: non si può risolvere un problema con la stessa mentalità che l’ha generato.
Ecco questa frase descrive bene la situazione della Regione Umbria di fronte agli ancora troppo timidi passi in avanti che il Governo nazionale vuole proporre per sostenere la transizione verso un’economia sostenibile, in linea con gli indirizzi che vengono anche dall’Unione Europea con l’annunciato Green Deal, e dopo che negli ultimi anni ci siamo, tutti, allarmati per il cambiamento climatico, e i drammi da inquinamento delle plastiche (con mari e oceani nei quali c’è più plastica che pesci). La Regione Umbria, infatti, con un approccio anacronistico e figlio delle stesse logiche che ci hanno condotto a questa situazione, come unico sostegno all’economia in crisi suggerisce il rinvio della Plastic Tax invece che puntare con decisione sui settori strategici per attuare la futura economia rispettosa dell’ambiente, necessaria all’Umbria e al Paese.
Che vantaggio porterà mai all’economia umbra una simile proposta al ribasso?
E’ una Regione evidentemente a corto di idee la nostra, per rilanciare l’economia umbra si dovrebbe lavorare e molto sul rilancio dell’agricoltura innovandola verso la sostenibilità, con una opportuna programmazione dei fondi ad esempio, quindi con un PSR con una visione ecologica, che premi e promuova le attività ambientalmente e territorialmente sostenibili.
Poi ci sarebbe il settore industriale e manifatturiero, che va completamente rilanciato in versione green se vogliamo che diventi solido e duraturo per l’economia Umbra. Solo la fondazione Cassa di Risparmio di Terni si è fatta nuovamente promotrice di Urban Regeneration (accordo di sostenibile ambientale tra le principali multinazionali, che adrebbe esteso a tutta l’Umbria) per rilanciare settori come gli acciai speciali e il cluster della chimica verde (anch’esso già esistente). Siamo ancora in attesa di vedere qualche risultato nella direzione dello sviluppo sostenibile per l’Area di Crisi Complessa di Terni e Narni, lo sbocco dei finanziamenti, in gran parte già presenti, e degli interventi per la bonifica del SIN di Papigno. Senza dimenticare che investire nell’economia circolare, a partire dalla gestione dei rifiuti, innovando la gestione con le fabbriche dei materiali e ottimizzando la filiera, avremmo tutti vantaggi ambientali, economici ed occupazionali.
Va ricordato alla Giunta regionale che altri settori strategici per l’Umbria sono quelli della Cultura, con eccellenze come Burri e Umbria Jazz, solo per citarne qualcuna, del Turismo, con le straordinarie città d’arte e i piccoli borghi di cui è ricca la regione con la Cascata delle Marmore, il Parco Nazionale dei Monti Sibillini e il Trasimeno che insieme ai parchi regionali rappresentano una straordinaria ricchezza di natura e biodiversità, del Turismo Enogastronomico con le strade dell’olio e del vino. Non ultimo il tema della Mobilità dolce, con i sentieri, le piste ciclabili, le green ways sono anche questi gli ambiti su cui costruire l’economia regionale presente e futura. Inoltre solo un doveroso accenno a un altro settore fondamentale ovvero quello delle Energie rinnovabili, e dell’Efficienza energetica degli edifici pubblici e privati.
Sarebbe utile, che la Regione, prendesse ad esempio l’impostazione, seria, iniziata da amministrazioni locali ad esempio il Comune di Orvieto che ha istituito la settimana scorsa un tavolo permanente con le principali attività economiche, oltre a dire, anche per affermare un clima efficiente, che non modificherà i piani programmati di attività e promozione turistica.
Infine vogliamo ricordare che ci sono due importanti “cantieri” da mettere in moto per dare ossigeno anche a breve periodo all’economia umbra: Il primo è quello della ricostruzione post sisma ferma al palo da più di tre anni, che inevitabilmente costringe a ripensare e rilanciare in chiave sostenibile dal punto di vista ambientale e sociale le aree montane e più marginali della nostra Umbria, il secondo è quello del contrasto alle mafie e alle ecomafie che si stanno infiltrando, a macchia d’olio, nel tessuto socio economico della regione. Solo con una lotta senza quartiere alle mafie si costruisce una economia solida, sostenibile e solidale.