La Commissione consultiva della pesca sportiva scambiata per il mercato generale del pesce, invece che nel luogo dove si discute e ci si confronta per garantire una gestione ottimale delle risorse naturali e la corretta fruibilità dei sistemi acquatici.
La Regione non si faccia intimorire, non ritorni sui passi intrapresi e continui nella salvaguardia degli ecosistemi acquatici e della fauna ittica
Non si fa attendere la risposta di Legambiente Umbria alle minacce del mondo della pesca sportiva, che alza la voce contro le necessarie misure di conservazione e salvaguardia degli ecosistemi acquatici che la Regione Umbria si appresta ad adottare per la prossima stagione di pesca.
Cosa ha fatto gridare al reato di lesa maestà Arci Pesca, Cpa, Enalpesca, Fipsas e Libera Pesca e minacciare di non ritirare i tesserini di pesca da distribuire ai propri affiliati?
Le associazioni dei pescatori, al di la delle tante chiacchiere, vedono come fumo negli occhi le due misure che la Regione Umbria intende mettere in atto per avviare quel cambio di rotta necessario per la salvaguardia della fauna ittica e la biodiversità dei nostri fiumi e fortemente sollecitate da anni dalle associazioni ambientaliste: la modifica del calendario della stagione di pesca con il posticipo dell’apertura all’ultima domenica di marzo (e non di lunedì come hanno annunciato i cinque), necessario per salvaguardare la riproduzione delle trote che si sta lentamente modificando a causa dei cambiamenti climatici e la drastica riduzione delle immissioni di fauna ittica pronto pesca, come prescrivono le norme nazionali ed europee.
“Sorprende non poco – commenta Legambiente Umbria – che associazioni di rilevanza nazionale, riconosciute dal Ministero dell’Ambiente tra quelle di protezione ambientale, come Arci Pesca e Fipsas, antepongano l’interesse momentaneo di pochi, alla conservazione della fauna ittica e della salvaguardia degli ecosistemi acquatici, ben sapendo tra l’altro che proprio il pronto pesca, insieme all’immissione di specie alloctone, sono tra le principali cause di perdita di biodiversità e di riduzione degli stock ittici nelle acque dolci del nostro Paese. E’ vero, la crisi morde tutti i settori economici, ancor più quelli del commercio e del turismo, ma i cinque rappresentanti della corporazione dei pescatori, sanno bene che il ritorno economico nel promuovere un modello di pesca più sostenibile e duraturo nel tempo, è ben maggiore del mordi e fuggi dei primi giorni di apertura della stagione di pesca”.
Le cinque associazioni si oppongono alle modifiche accampando la scusa dell’impossibilità di sostituire le tabellazioni, facendo finta di non sapere che la maggior parte dei corsi d’acqua interessati quest’anno dai ripopolamenti, come il Tevere, il Chiascio, il Topino (individuati proprio per favorire il mondo della pesca e ridurre gli spostamenti in tempo di emergenza sanitaria) sono acque a ciprinidi, che non hanno bisogno di diverse tabellazioni. Invece per i corsi d’acqua di categoria “A”, come quelle della Valnerina, ci ha pensato da tempo Legambiente Umbria, che con i suoi volontari sta ritabellando circa 100 chilometri di fiume, sostituendo le tabelle vecchie e danneggiate con altre nuove, fornite dalla Regione, che riportano semplicemente i riferimenti di legge che tutti i pescatori dovrebbero conoscere a menadito.
Richieste anche deroghe per i pescatori sugli spostamenti tra comuni, anche in presenze di limitazioni normative, in barba a tutte le misure di sicurezza per l’emergenza sanitaria, che vedono l’Umbria in una situazione drammatica rispetto ad altre regioni per la diffusione del virus. Fanno finta di non sapere che l’attività di pesca favorisce i bivacchi e le bisbocciate, proprio nei primi giorni di apertura e che questi assembramenti possono mettere a rischio la salute proprio di quei pescatori che dicono di voler tutelare.
Gli strali delle associazioni di pesca non hanno risparmiato la Commissione consultiva per la pesca sportiva, rea di essere troppo attenta alle norme di tutela e conservazione della biodiversità, di cui contestano anche funzioni e composizione.
“Anche in questo caso le associazioni dei pescatori dimostrano di ignorare che la Legge Regionale istituisce la Commissione (art.7 comma 2 della Legge Regionale n.15 del 2008 “Norme per la tutela e lo sviluppo del patrimonio ittico regionale, la salvaguardia degli ecosistemi acquatici, l’esercizio della pesca professionale e sportiva e dell’acquacoltura) – chiarisce Legambiente Umbria – per avere un luogo di confronto e contributo di proposte su iniziative, indagini e studi che consentano una gestione della fauna acquatica rispettosa degli equilibri biologici e della conservazione della biodiversità e la corretta fruibilità dei sistemi acquatici. Il supporto scientifico dell’Università degli Studi di Perugia (gli altri componenti della Commissione sono le associazioni dei pescatori, quelle ambientaliste, Arpa Umbria e i tecnici della Regione) è fondamentale, per avere a disposizione un contributo scientifico, autorevole, competente sulla base del quale individuare le proposte più adeguate. Purtroppo sono le associazioni dei pescatori che hanno scambiato la Commissione consultiva per i mercati generali dove si mercanteggia il pesce, invece che nel luogo dove si discute e ci si confronta anche per garantire una gestione ottimale delle risorse naturali.
“L’auspicio – conclude Legambiente Umbria – è che la Regione non si faccia intimorire dalle minacce delle associazioni dei pescatori, che non ritorni sui passi intrapresi e che con più determinazione attivi i regolamenti e tutte quelle le misure necessarie, e che le norme nazionali ed europee impongono, per ridurre le pressioni antropiche sugli ecosistemi acquatici, come hanno fatto da tempo anche altre regioni italiane.”