“Opera inutile e dispendiosa: 100 mln€ di costi, 15 anni di lavoro e 20 ettari di suolo consumato per meno di 1 milione di utenza”
Legambiente chiede che le risorse siano investite per il trasporto regionale, migliorando infrastrutture e servizi locali, e per ammodernare le stazioni AV di Arezzo e Chiusi.
Camucia, 31 gennaio 2024 -Semaforo rosso di Legambiente all’ipotesi progettuale di Rete Ferroviaria Italiana di costruire una nuova stazione Alta Velocità a Creti-Farneta, in Val di Chiana aretina, sul modello di quella di Reggio Emilia, tra Bologna e Milano, e quella di Afragola, prima di Napoli.
La stazione AV di Creti dovrebbe sorgere in piena campagna come una cattedrale nel deserto: un progetto che implicherebbe costi ingenti e forte impatto ambientale dovuto al consumo di suolo, a beneficio di un’utenza ridotta dei capoluoghi di provincia di Arezzo, Siena e Perugia, di meno di un milione di persone.
La zona interessata dal progetto è raggiungibile solo in auto con la Siena/Bettolle/Perugia (SS 715). Una superstrada nel cui tratto umbro si registrano peraltro la più alta densità di incidenti stradali della rete viaria regionale. La nuova opera finirebbe quindi con l’incentivare altra mobilità su gomma e la costruzione di nuovi parcheggi vicino alla stazione, aumentando il già notevole consumo di suolo rurale. La realizzazione della stazione Alta Velocità a Creti comporterebbe un costo di circa 100 mln di euro, 15 anni di lavori e un consumo di suolo di oltre 20 ettari, che corrispondono a 28 campi da calcio, per costruire una stazione che è a un’ora circa di superstrada dai vicini capoluoghi di Arezzo, Siena e Perugia. Il macro bacino di utenza sarebbe limitato a meno di 900mila abitanti, cioè meno di un terzo di quello sotteso dalla stazione Medio Padana di Reggio Emilia.
Legambiente critica nettamente la soluzione della stazione AV a Creti a cui oppone la proposta del potenziamento del trasporto regionale nelle province di Arezzo, Siena e Perugia e la riqualificazione del sedime ferroviario di Chiusi e Arezzo. Da questo punto di vista è evidente un disaccoppiamento tra domanda e offerta. Dalle popolazioni dell’Umbria e della Toscana Sudorientale perviene un’incessante richiesta di potenziamento del trasporto ferroviario regionale, mentre invece, il piano industriale 2023-2028 di RFI va in tutt’altra direzione: solo il 10% degli investimenti è destinato al trasporto regionale mentre il 90% va all’alta velocità.
“Dal punto di vista locale, le vere esigenze della popolazione sono altre e diverse: anzitutto, investire nel miglioramento delle linee ferroviarie su scala locale e regionale, che versano spesso in un degrado imbarazzante e necessitano ammodernamenti rilevanti. Secondariamente, mantenere il sostegno economico alla gestione delle stazioni esistenti, che vedrebbero portare via ingenti risorse da una nuova cattedrale nel deserto, costosissima nella realizzazione e ancora più nel mantenimento gestionale futuro; nuova stazione che, inevitabilmente, per sostenersi nel tempo, eroderebbe le già scarne risorse riservate all’esistente,” dichiarano Fabio Comanducci per il Circolo Valdichiana Aretina, Romano Formichi del Circolo Terra e Pace (Valdichiana Senese), Chiara Signorini del Circolo Laura Conti di Arezzo e Paolo Menicori per il Circolo di Siena. “L’alta velocità c’è già nel nostro territorio: a Chiusi, ad Arezzo, a Terontola, i treni ad alta velocità possono già fermare; queste stazioni hanno avuto investimenti per renderle compatibili con le esigenze tecniche richieste. Il modello da preferire, è sicuramente quello di una distribuzione equa sul territorio degli scali ad alta velocità. Non aggiungere nuovi sprechi, ma prendersi cura dell’esistente: un principio generale, che vale anche per questo caso particolare.”
Il potenziamento delle linee regionali costerebbe un terzo di quanto previsto per la nuova stazione dell’Alta Velocità a Creti e sarebbe un’opzione con zero impatto ambientale e consumo di suolo. Legambiente propone di migliorare subito i trasporti regionali con più corse e migliori infrastrutture sulle linee di Perugia- Terontola, Siena-Chiusi C.T, Sinalunga- Arezzo e sul passante di Sinalunga con otto nuove coppie di treni per ciascuna linea, promuovendo così anche la mobilità dolce, con biciclette e piccoli veicoli elettrici.
“La nostra non è un’opposizione pregiudiziale contro l’utilizzo della dorsale AV nel nostro Paese. Comprendiamo, infatti, molto bene il valore strategico della connessione delle province di Arezzo, Siena e Perugia al Corridoio Scandinavo-Mediterraneo della rete ferroviaria europea TEN-T, ma il luogo ipotizzato per la stazione in linea è incoerente con questo obiettivo: Creti non consentirebbe il necessario interscambio ferro su ferro, richiesto anche dal regolamento UE 1315/2013, oltre a servire un bacino d’utenza potenziale assai ridotto e legato all’uso di mezzi privati e inquinanti. L’accesso dei territori alla dorsale Alta Velocità può essere realizzato più efficacemente – e con notevole riduzione dei tempi e dei costi – attraverso il potenziamento delle stazioni esistenti, Arezzo e Chiusi, che sono già state adeguate allo scopo e che, con la nuova opera, rischiano di veder scomparire le poche corse AV oggi disponibili. Questo consentirebbe anche d’investire di più sulle linee ferroviarie regionali (che ne hanno un gran bisogno a tutti i livelli) e di evitare un consumo di suolo di oltre 20 ettari, in un’area peraltro a medio/alta pericolosità idraulica,” dichiarano i vertici di Legambiente Toscana e Legambiente Umbria e Gabriele Nanni, dell’ufficio scientifico nazionale di Legambiente.