I numeri dell’agrivoltaico in Italia e i benefici che apporta nel settore agricolo
Nella Penisola sta decollando l’agrivoltaico: su 304 pareri di VIA rilasciati nel 2024 dalla Commissione PNRR PNIEC del Ministero dell’ambiente e della Sicurezza Energetica, 153 erano relativi a questa tecnologia. Per il 78% dei progetti di agrivoltaico presentati il parere della Commissione è stato positivo, solo il 22% dei progetti ha ricevuto il no del Ministero
Dai primi studi effettuati in campo, grazie all’agrivoltaico la produttività della vite è aumentata fino al 30%, quelle dell’insalata del 10% e delle colture foraggere fino al 40%. Per la coltivazione del pomodoro si è osservata una riduzione dei consumi idrici fino al 65%
Legambiente: “L’agrivoltaico è una leva potente per aumentare la produzione agricola e di elettricità dal sole, integrare il reddito degli agricoltori contrastare gli effetti negativi della crisi climatica e centrare gli obiettivi di decarbonizzazione del settore primario. L’Italia ha un grande potenziale che deve sfruttare al massimo”
In Italia cresce l’attenzione e il potenziale sull’agrivoltaico, frutto di un matrimonio vincente tra agricoltura e fotovoltaico. I numeri, tra progetti approvati, fondi stanziati e benefici ambientali ed economici, messi in fila da Legambiente in occasione del primo Forum Nazionale sull’Agrivoltaico organizzato oggi a Roma, scattano una fotografia chiara e precisa. Stando agli ultimi dati ministeriali, su 304 pareri di VIA rilasciati nel 2024 dalla Commissione PNRR PNIEC del Ministero dell’ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE), 153 erano relativi a progetti di agrivoltaico (pari al 50,3% del totale), 76 riguardavano parchi fotovoltaici a terra e 46 impianti eolici. Per il 78% dei progetti di agrivoltaico presentati il parere della Commissione è stato positivo, mentre il 22% dei progetti ha ricevuto il no del Ministero.
Si tratta, quindi, della tecnologia impiantistica più presente tra i pareri VIA rilasciati dalla Commissione del MASE lo scorso anno. Un dato che, secondo l’associazione ambientalista, segna un passo decisivo per accelerare la diffusione del fotovoltaico nei terreni agricoli italiani, valorizzandone l’enorme potenziale e i molteplici benefici: questa tecnologia permette infatti di produrre energia pulita sfruttando le superfici coltivate, migliorare le rese agricole grazie all’effetto ombreggiante, ridurre il fabbisogno idrico, promuovere un modello di agricoltura a zero emissioni in grado di contrastare gli impatti della crisi climatica e offrire nuove opportunità di integrazione del reddito per le aziende agricole. Studi sperimentali confermano che la produttività della vite coltivata sotto impianti agrivoltaici è aumentata del 15-30%, quella dell’insalata del 10%, mentre per il pomodoro si è osservata una riduzione dei consumi idrici fino al 65%. Le colture foraggere hanno registrato incrementi di resa fino al 40%.
A supporto di questa tecnologia c’è anche lo stanziamento previsto dal Piano Nazionale Ripresa e Resilienza (PNRR), pari a 1,1 miliardi di euro, per installare impianti agrivoltaici per una potenza complessiva di 1,04 GW e una produzione di almeno 1.300 GWh/anno, entro il 30 giugno 2026. Nel settembre scorso alla chiusura del bando PNRR sull’agrivoltaico al GSE erano giunte dagli operatori 643 richieste di finanziamento, la maggior parte dal Sud e dalle Isole (pari al 56% del numero totale), per progetti con potenza complessiva di oltre 1,7 gigawatt. Le richieste pervenute ammontavano a circa 920 milioni di euro e, per usare tutto il finanziamento previsto dal PNRR, dal 1° aprile 2025 sono stati riaperti i termini per la presentazione delle istanze di partecipazione al bando, che si chiuderà definitivamente il 30 giugno 2025.
A fronte di questa deadline, Legambiente torna a ribadire l’importanza di accelerare la realizzazione di impianti agrivoltaici in Italia, sia per non perdere le risorse economiche del PNRR, sia per contribuire a centrare l’obiettivo sulle rinnovabili al 2030 previsto dal Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC). Per far ciò è importante superare anche quegli ostacoli non tecnologici che oggi ne frenano lo sviluppo, come gli iter autorizzativi troppo lunghi, i no delle Sovrintendenze e del Ministero della Cultura, le lentezze decisionali delle Regioni, i decreti sbagliati, come quello sulle aree idonee che delega completamente le Regioni a definirle. Diverse Regioni vorrebbero limitare fortemente l’agrivoltaico, fino ad arrivare all’eccesso della Toscana che, entro 60 giorni dall’approvazione della legge regionale, vuole approvare in Giunta i requisiti tecnici per definire un impianto come agrivoltaico, visto che sono stati abbondantemente definiti dalla normativa nazionale. In questo percorso tortuoso pesano anche i diversi no arrivati dal comparto agricolo, come testimoniano le querelle e le politiche degli ultimi anni.
“L’agrivoltaico – dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – si sta affermando come una delle frontiere più promettenti della transizione energetica, capace di coniugare la produzione di energia pulita con un’agricoltura più resiliente ed efficiente. Il Paese sta però pagando lo scotto di una campagna denigratoria contro le rinnovabili in agricoltura, che invece può trarre beneficio anche dalla realizzazione di impianti agrivoltaici sui terreni, oltre che del fotovoltaico sui tetti delle aziende. L’agrivoltaico è una leva potente per aumentare la produzione agricola e la generazione elettrica, per integrare il reddito degli agricoltori e per centrare gli obiettivi di decarbonizzazione del settore primario. Per questo è urgente superare la logica delle contrapposizioni, tra agricoltura e fotovoltaico, tra tutela del paesaggio e transizione ecologica, per costruire modelli integrati, sostenibili e replicabili, capaci di rispondere concretamente alle sfide climatiche ed energetiche del presente e del futuro. In questo senso è urgente anche modificare l’articolo 5 del decreto agricoltura che non affronta le principali cause di consumo di suolo in Italia e vieta il fotovoltaico a terra anche dove invece dovrebbe essere realizzato, come ad esempio nelle aree agricole inquinate, in quelle scoscese o in quelle che non sono mai state produttive”.
I numeri sui benefici dell’agrivoltaico: Dati interessanti arrivano dal progetto europeo Value4Farm, illustrati dai professori Stefano Amaducci e Giorgio Impollonia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza. Le simulazioni condotte su colture come mais, sorgo e soia – anche in condizioni di non irrigazione – mostrano rese comparabili a quelle ottenute in pieno sole e, durante i periodi di siccità, performance persino superiori. Particolarmente rilevante è l’aumento dell’efficienza nell’uso dell’acqua, che cresce in media del 15%, mentre i giorni di stress idrico possono ridursi fino al 60%.
“Questi dati – commenta Angelo Gentili, responsabile nazionale agricoltura di Legambiente – aprono scenari nuovi e indicano con forza l’urgenza di ripensare le tecniche colturali in funzione della radiazione solare e dell’ombreggiamento. È necessario intervenire su tutta la filiera agricola: dalla scelta varietale alla gestione della semina, dalla concimazione all’irrigazione, fino alla riduzione degli input chimici e degli impatti ambientali. L’approccio agronomico deve integrarsi con quello tecnologico, in un’ottica che unisca innovazione e agroecologia, dando forma a un modello multifunzionale capace di valorizzare ogni metro quadrato di suolo: per il cibo, per l’energia, per la tutela dell’ambiente. In quest’ottica, l’agrivoltaico rappresenta un ottimo strumento per recuperare a uso agricolo le aree marginali e collinari soggette al fenomeno dell’abbandono, con tutte le conseguenze positive che questo comporta. Occorre favorire i progetti di agrivoltaico fatti bene, dove la correlazione tra produzione energetica e attività agricola è forte e la sinergia tra i due ambiti diventa un valore aggiunto concreto e duraturo.”
È in questa direzione che si inserisce anche la visione tracciata da Francesco Maria Miglietta del CNR, secondo cui l’infrastruttura elevata degli impianti agrivoltaici non solo non ostacola l’attività agricola, ma anzi ne amplia le prospettive. L’altezza dei pannelli facilita l’installazione di sensori avanzati, permettendo un monitoraggio continuo dei parametri ambientali e una gestione più efficiente delle risorse idriche. I sistemi a inseguimento solare abilitano osservazioni spaziali automatiche e innovative, mentre la disponibilità di energia in loco apre la strada ad applicazioni di agricoltura digitale e di precisione, fino a ieri inimmaginabili.
Nuove frontiere, pannelli semitrasparenti: Intanto, la ricerca scientifica prosegue con studi pionieristici sull’impatto dei pannelli fotovoltaici semitrasparenti sulla fisiologia delle piante, generando nuove sinergie tra innovazione energetica e crescita vegetale. Se è vero che le piante hanno bisogno di luce per la fotosintesi, non tutte necessitano della stessa quantità di radiazione solare. Anzi, con l’aumento delle temperature, molte colture entrano in sofferenza: superata una certa soglia termica, chiudono gli stomi e smettono di fotosintetizzare, compromettendo la produzione. In questo contesto, un sistema agrivoltaico ben progettato può diventare una vera e propria barriera attiva contro gli stress climatici.
Il Primo Forum nazionale agrivoltaico, organizzato a Roma, da Legambiente ha visto confrontarsi esperti del settore ma anche ricercatori e politici.
La registrazione dello streaming dell’evento:
Articolo su Repubblica del 16 aprile.
E l’Umbria?
L’Umbria nel decennio 2010-2020 secondo i dati del censimento agricolo ISTAT ha perso oltre 12mila ettari di Superficie Agricola Utilizzata, e le aziende agricole sono diminuite di circa un quarto (-25,2%). Alcune aziende per integrare il reddito e abbassare i costi energetici hanno fatto investimenti per far coesistere con l’attività agricola quella della produzione energetica come visibile dal grafico sottostante.
Anche e soprattutto le aziende agricole umbre hanno un urgente bisogno di integrare il reddito e di abbassare i costi energetici e le risorse idriche per l'irrigazione dei campi per arginare l'abbandono dei campi e delle attività agricole. Serve innovare e servono risorse, per questo appare un controsenso l'opposizione su basi prettamente esteteiche a chi decide di fare tali investimenti in collaborazione con il settore della produzione energetica rinnovabile. L'agrivoltaico può non essere "piacevole" allo sguardo di tutti, ma è essenziale a salvare un settore altrimenti in crisi e incapace di innovarsi ed inoltre offre l'opportunità di realizzare le rinnovabili che ci servono per decarbonizzare l'Umbria, l'Italia e l'Europa e per ridurre l'impatto devastante dei cambiamenti climatici che proprio sul settore agricolo sono concausa di tantissimi danni.