È un documento articolato e dettagliato quello messo a punto da FIAB Perugia Pedala e Circolo Legambiente Perugia e Valli del Tevere e inviato all’amministrazione comunale del capoluogo. Si tratta delle osservazioni ai progetti di riqualificazione per la stazione di Fontivegge e le aree limitrofe finanziati dal Bando Periferie.
«Il nostro auspicio – spiegano le due associazioni ambientaliste – è che ci possano essere ancora spazi per un confronto costruttivo per migliorare l’efficacia degli interventi previsti, che rappresentano un’occasione unica per la definizione della Perugia di domani». L’invito, vista l’importanza strategica e l’entità dell’investimento, è a «non perdere l’occasione per mettere in campo politiche decise per fare di Perugia una città pienamente ciclabile e pedonabile, come lo sono ormai i maggiori centri europei. Ridefinire un pezzo importante di città ponendo al centro la mobilità alternativa, la socialità e la qualità della vita – proseguono Fiab e Legambiente – rappresenta di per sé un fattore molto positivo. Occorre però acquisire la piena consapevolezza che la mobilità pedonale e ciclabile, per diventare una valida alternativa alle auto, richiedono un loro sistema infrastrutturale incentivante, sicuro e definito. Necessitano cioè di un ripensamento complessivo che le risorse in campo consentono oggi di realizzare. Occorre partire da un cambio di prospettiva: i pedoni e i mezzi a mobilità dolce devono diventare il centro della progettazione, non elementi residuali rispetto alle auto, come a volte appare scorrendo i progetti oggetto delle nostre osservazioni».
Fiab e Legambiente individuano una serie di pro e contro negli interventi previsti per il Bellocchio, per la pista ciclabile di via Martiri dei Lager e il collegamento ciclabile Stazione-Parco Chico Mendez e per il collegamento ciclabile Stazione-Parco Chico Mendez.
«Si tratta di un impianto generale che accogliamo – sottolineano le due associazioni – ma occorre maggiore coraggio nel mettere in campo alternative che ricalchino le buone pratiche adottate in alcune città italiane ed europee: a partire dalle cosiddette “strade scolastiche” (vedasi ad esempio di Brescia), dove il traffico degli autoveicoli è proibito permanentemente o temporaneamente durante gli orari di entrata e uscita da scuola».
«Solo riorganizzando gli spazi della città a partire dalle priorità di pedoni e ciclisti si rende la mobilità davvero alternativa. E così è per il verde urbano: non può essere un semplice fiore all’occhiello, bensì una leva di cambiamento cittadino. Per tutti questi motivi auspichiamo che l’amministrazione si apra all’ascolto delle nostre osservazioni».