In merito agli interventi in corso d’opera in piazza Danti e alle tante polemiche che si stanno facendo, ci pare importante fissare un punto fermo: la situazione su cui si è deciso di intervenire era da tempo inaccettabile e insostenibile.
Lo è diventata nel corso degli anni, soprattutto a seguito dell’allentamento delle maglie della ZTL (riduzione orari e aree): la circolazione indiscriminata delle auto ha avuto come corollario la progressiva diminuzione di ogni forma di controllo, presto sfociata in totale tolleranza del fenomeno della sosta selvaggia, un fenomeno spesso denunciato da cittadini/e e associazioni e ampiamente documentato (vedi pagina fb Perugia Sosta Selvaggia).
Finora Piazza Danti è stata usata impropriamente in funzione dell’auto, con la sosta selvaggia tollerata ovunque e la circolazione nella parte centrale, con le persone a piedi costrette a muoversi dove possibile facendo lo slalom negli spazi residuali.
La realizzazione di una sorta di sagrato di fronte all’ingresso principale della cattedrale, allontanerà, per quanto possibile visti gli spazi, le auto in transito, impedendo inoltre quella sosta selvaggia che lì era stabile; se il “come” può essere discutibile (la rimozione della pietra della scalinata era evitabile, il gradino che costituisce un’ulteriore barriera architettonica), il perché ci sembra invece del tutto condivisibile.
Senza entrare nello specifico di alcune scelte tecniche, soprattutto architettoniche, su cui non abbiamo competenze specifiche e sulle quali ci si può e deve confrontare per trovare la soluzione migliore e più efficace (che tipo e quanti paletti, se fissi/rimovibili, le fioriere, ecc), la scelta dell’Amministrazione di procedere a un restyling della piazza in funzione di una sua diversa fruizione ci trova assolutamente d’accordo; ci piace sottolineare l’intento positivo della redistribuzione degli spazi prevista nel progetto, che permetterà sì il transito delle auto ma non più la sosta ovunque, lasciando così buona parte della piazza finalmente alle persone, libere di spostarsi, sostare, mangiare, socializzare in un luogo non più invaso dalle auto ovunque capiti, positivo anche in vista di una futura riapertura del Turreno.
Vanno ovviamente salvaguardate alcune funzioni (es: il carico/scarico), ma fortemente regolamentate dal punto di vista degli spazi e degli orari; il caos attuale, con furgoni presenti a ogni ora del giorno, non è più accettabile; vogliamo sommessamente ricordare che ci sono decine se non centinaia di esempi di centri storici chiusi al traffico, dove le attività commerciali non sono certo morenti, anzi: appellarsi costantemente a questi aspetti, prefiggendo disastri e calamità per tutti, non è davvero credibile.
Torniamo inoltre a chiedere di prevedere stalli sicuri e visibili per le bici, a servizio sia della cittadinanza che dei turisti: sarebbe anche questo un segnale della diversa funzione della piazza.
Bisognerà invece prestare massima attenzione a non spostare il problema della sosta selvaggia ad altre aree o piazze limitrofe, come Piazza Piccinino o Piazza Michelotti; anzi, andrebbe ripristinata anche lì, soprattutto in piazza Piccinino, una funzione di piazza e non di parcheggio, per dare più visibilità e respiro a palazzi e monumenti storici (anche in funzione turistica, sono luoghi sempre molto frequentati, ma pochissimo fruibili), e alle attività commerciali presenti, ora nascoste e soffocate.
In maniera analoga e positiva si è agito in piazza Matteotti in passato, ridando a quel luogo una vivacità e pluralità di funzioni (qui il problema è tollerare la sosta negli spazi attorno, conseguenza dell’accesso non regolamentato), di fronte al teatro Morlacchi, con un secondo intervento che si dovrebbe realizzare anche in quella che è la piazza Morlacchi vera e propria, nonché in piazza Cavallotti.
Ribadiamo il punto: andrebbe fortemente limitato e regolamentato l’accesso delle auto al centro storico, consentendolo a pochi (ad es. i residenti e chi ha un posto auto privato), e andrebbe regolata con ancora più attenzione la sosta libera dei veicoli, che non può essere consentita ovunque, di certo non in luoghi di particolare pregio storico, culturale e sociale come quelli su cui si sta intervenendo.
Ogni cambiamento provoca sempre attese ma anche forti resistenze, in chi vede minacciato lo status quo, privilegi o situazioni vantaggiose: tante critiche lette e sentite sono costruttive e animate da sincero amore per la città, altre paiono fortemente strumentali, soprattutto in virtù di ciò che piazza Danti è stata in questi anni.
Finalmente piccole porzioni di città vengono ridate alle persone e alla socialità. Un processo che va nella giusta direzione e che anzi andrebbe perseguito con maggior determinazione, magari coinvolgendo la popolazione già nella fase progettuale per illustrarne gli scopi, analizzare le possibili criticità e poter valutare proposte e suggerimenti migliorativi.